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Christian racconta Enzo

Dopo la vittoria nella 55ª Cronoscalata Esthofen – St. Agatha, vicino a Linz in Austria, il portacolori della Scuderia Vimotorsport Christian Merli ha dedicato la vittoria a Enzo Osella. Il neo campione europeo della montagna, ha risposto al cellulare in tarda sera del 27 settembre. Era la figlia Cristina, che annunciava la scomparsa del costruttore ottantaseienne Enzo Osella. Il campione trentino sale sul gradino più alto del podio, non brinda e chiede un minuto di silenzio. Il driver di Fiavé ha gareggiato per Osella Squadra Corse per dieci anni conquistando 62 vittorie assolute, cinque titoli europei, un tricolore e per due volte il Fia Master, ovvero l’olimpiade delle salite.

La biografia

Enzo Osella era nato a Cambiano vicino Torino il 26 agosto 1939. Nel 1963 ha iniziato a lavorare con il noto preparatore Carlo Abarth con la qualifica di collaudatore. Ha maturato conoscenze sulla produzione di telai, motori e aspetti della messa a punto dei mezzi. Alla fine del 1964 Enzo Osella si è messo in proprio, rilevando una delle aziende Abarth a Torino, ma nel 1971 Abarth cedette i diritti di denominazione e gli stabilimenti di produzione alla Fiat. Si ritirò a Vienna, dopo aver venduto il reparto corse a Enzo Osella, che ha continuato a gestirlo con il nome di Osella Corse.
Il marchio torinese esordì nelle gare di salita per poi costruire la prima Formula Ford e a prima Formula 2 nel 1974. Quindi il coraggioso impegno in Formula 1, dove la casa costruttrice partecipò dal 1980 al 1990 ottenendo come miglior risultato il 4º posto al Gran Premio di San Marino 1982. Dopo la chiusura del progetto Formula 1 Osella si è di nuovo concentrato sulla produzione di vetture sport prototipo, settore dal quale non si è mai staccato. L’epoca di Enzo Osella termina il 27 settembre 2025 a 86 anni.

Il primo incontro con Enzo Osella

«È stato nel 2006, quando gareggiavo con il Team Faggioli. – racconta Christian - Ero davanti ad un mito ed avevo timore reverenziale. Lui capì immediatamente la mia insicurezza, ma era un personaggio carismatico, intelligente e dopo qualche minuto mi ha messo subito a mio agio. Il carattere del costruttore piemontese? Con me più che corretto, ma se qualcosa non gli andava a genio ti faceva capire immediatamente il suo pensiero. Non l’ho mai visto rispondere in modo arrogante, ma con una battuta ironica ti metteva subito in riga. Era geniale, un tecnico che guardava avanti assieme a tecnici validi. Ha costruito grandi cose. Aveva una marcia in più. Vedi, quando osservava le sue “vecchie” sport degli anni ’90, era molto critico con se stesso. Diceva “guarda quanti errori ho commesso”. Nel 2013 abbiamo sviluppato il progetto PA 2000, che è stata, in varie occasioni, più veloce dei prototipi tre litri. Quindi la fantastica ed imbattibile FA 30. Mezzi che hanno immediatamente fatto la differenza rispetto alle Formula 3000».

«Quando poteva Enzo mi seguiva al box e il lunedì dovevo tornare a Torino con la macchina. Se dicevo che tutto era a posto, che la sport era andata bene, mi diceva che si può sempre migliorare. Non mollava mai».

È finita un’epoca?

«È mancato lui, ma rimane uno fantastico pezzo di storia. Rimane il logo e le sue macchine. Dagli anni ’90 a tuttora lo stemma Osella è sempre protagonista nelle cronoscalate. Le sue sport continuano a salire a podio. Tutti i big hanno gareggiato con le sue vetture. Nei momenti difficili, lo chiamavo e diceva “Bimbo, se ce la fai rimani e fai quello che sai fare”».
«Non dimentichiamo che ha partecipato per dieci anni alla Formula 1 con budget limitato in un mondo difficile. Per lui hanno gareggiato Cheever, Ghinzani, Jarier, Larini, Danner, Tarquini e Caffi. A cena raccontava che sono stati anni straordinari e non ha mai dimenticato quel 4° posto di Jarier a San Marino nel 1982. A tavola era capace di farti ridere e nel contempo raccontare storie da pelle d’oca. Un visionario? Non lo so, ma ha fatto progetti incredibili con fondi davvero limitati».

«Con le sue “barchette” hanno gareggiato tutti i big a partire da Mauro Nesti, Simone Faggioli, Pasquale Irlando, Franz Tschager e Devid Baldi. A fine riga mettiamo anche il mio nome».

Torniamo al 2018

«È stato il primo anno dove ho vinto tutto. Campionato Europeo, Italiano e Fia Master. Abbiamo festeggiato tutti assieme a Fiavè. Giornata indimenticabile e Enzo era tra noi. Pochi giorni dopo mi regalò una targa in argento con queste parole: “Non si vince tutto in una stagione per caso”. Una dedica da pelle d’oca».

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